sabato 2 novembre 2013

Proviamo... a ripensarci





Uno degli aspetti più importanti della Terapia Cognitivo-Comportamentale è senz'altro la ristrutturazione cognitiva, ovvero il lavoro specifico su quegli errori di ragionamento (di cui il più delle volte non siamo consapevoli), che vengono attivati da eventi stressanti e che ci portano a pensare in una direzione piuttosto che in un'altra, causando in noi varie forme di disagio.

Quali sono gli errori che compiamo più di frequente?

-Generalizzazioni: utilizziamo in abbondanza i termini "mai", "sempre", "tutti/e", "nessuno", "niente", senza soffermarci a riflettere su quanto sia realistica la valutazione che stiamo facendo in quel momento.

-Pensare in bianco/nero: quando una determinata situazione è per noi significativa dal punto di vista emotivo, tendiamo a concentrare l'attenzione sugli "estremi", perdendo di vista le sfumature, le possibilità intermedie che possono presentarsi: così, se per esempio ci capita di fare degli errori eseguendo un lavoro a cui teniamo molto e per il quale abbiamo un'aspettativa di risultato particolarmente elevata, facilmente tenderemo a pensare di aver fatto "un disastro", non semplicemente di aver commesso delle imprecisioni.

-Svalutare/sminuire gli aspetti positivi: pensare che se qualcosa va bene è solo perché siamo stati fortunati, perché in fondo qualcuno ci ha aiutato e dunque non è stato merito nostro, perché non c'erano grosse difficoltà eccetera.

-Personalizzazioni: attribuire a se stessi le ragioni di una situazione negativa, colpevolizzandosi per qualcosa che in realtà non si ha modo di provare.

-Lettura del pensiero: talvolta, senza accorgercene, abbiamo l'assoluta convinzione di sapere esattamente cosa un'altra persona stia pensando, di conoscerne le intenzioni; confondiamo quella che è solo una nostra ipotesi, non verificata, con un dato di realtà.

-Attenzione selettiva: ci concentriamo solo su quegli aspetti per noi particolarmente salienti e che confermano le nostre impressioni e convinzioni; ad esempio, se ci sentiamo dei falliti tenderemo a prendere in considerazione solo quei fatti che lo "provano", i nostri insuccessi, e trascureremo o sminuiremo tutti quegli episodi in cui invece abbiamo conseguito risultati positivi in ciò che abbiamo fatto.

-Ragionamento emotivo: tendiamo ad aspettarci che le cose vadano in un certo modo perché ci facciamo "guidare" dalle emozioni del momento. Se siamo innamorati e felici, sarà molto più probabile per noi aspettarci che tutto andrà bene; se abbiamo appena subito una grossa delusione, faremo delle previsioni generali di tipo negativo.

-Enfatizzare il passato/predire il futuro: alcune volte pensiamo che se abbiamo sempre sbagliato, finora, nel fare una certa cosa, non potremo che continuare a sbagliare; o ancora, formuliamo delle previsioni "assolute" sul futuro, trascurando i fattori di incertezza, ovvero quelle eventualità che comunque potrebbero presentarsi modificando l'esito che noi riteniamo essere l'unico possibile.

-Doverizzazione: avere regole rigide che ci portano a pensare che certe cose "debbano" necessariamente andare in un certo modo, perché "si fa così", "dev'essere così", o ancora "perché se io ti dò tanto, mi aspetto che tu mi dia altrettanto", perché "è giusto così", "bisogna almeno raggiungere quell'obiettivo": chiaramente, se poi le cose vanno diversamente da come ci aspettiamo, possiamo sentirci delusi, arrabbiati, ansiosi o depressi.

Bibliografia:
C. Sweet (2012), Cambia la tua vita con la TCC. Tecnica e pratica della Terapia Cognitivo-Comportamentale. Milano, Antonio Avallardi Editore

R. Willson & R. Branch (2009), Il benessere della mente per negati. Milano, Mondadori

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