lunedì 26 maggio 2014

La sindrome della crocerossina




Quante volte ci è capitato di rimproverare qualche amica... o in qualche caso noi stesse, a causa di un comportamento caratterizzato dal continuo correre in soccorso del partner, dallo spirito di sacrificio e dalla rinuncia, dalla dedizione assoluta, dalla spinta a soddisfare qualsiasi necessità (spesso prima ancora che questa venga espressa) e pericolosamente vicino al masochismo? Se -com'è molto probabile- ci siamo ritrovate più volte a fare questo genere di osservazioni, avremo certamente avvertito, anche solo a livello emotivo (per così dire "a pelle"), che dietro quello che può apparire come un atteggiamento generoso ed amorevole spesso si celano dinamiche non sane, che possono rivelare fantasie di onnipotenza come anche la presenza di una relazione caratterizzata da una dipendenza profonda.









"Io ti salverò"

Il partner della "crocerossina" è solitamente caratterizzato da alcuni tratti ben riconoscibili: ha una storia problematica, è un personaggio affascinante ma per molti versi ambiguo, passionale ma anche sfuggente, è tendenzialmente complicato e "inafferrabile": tende ad attrarre facilmente le donne (che sembrano maggiormente motivate dalla difficile conquista), ma allo stesso tempo evita i legami. Con questo tipo di persona può nascere una relazione molto intensa, piena di colpi di scena, avvincente come un romanzo... Ma in genere la storia è costellata di momenti dolorosi e frustranti, che si ripetono ciclicamente.
La scelta di un partner "da salvare", un amore che si traduce nell'assistere qualcuno che presenta una serie di problemi (di tipo psicologico, ma non solo) e difficoltà, può portare infatti a concentrarsi totalmente sull'altra persona, annullando i propri desideri: questo, prima o poi, causa inevitabilmente un senso di avvilimento, e nel tempo può portare ad un vero e proprio logorìo, ad una grande sofferenza. Cosa accade, inoltre, quando il "malato" per qualche ragione inizia a stare meglio o in qualche modo si "ribella", rifiutandosi di essere accudito? La "crocerossina", già provata dal mancato soddisfacimento dei propri bisogni e dalla fatica (spesso neanche percepita a livello consapevole, ma sperimentata in varie forme) di sopperire alle necessità dell'amato, viene completamente destituita del ruolo di soccorritrice, e la perdita di questa funzione incide negativamente sull'autostima della donna, in gran parte fondata proprio sulla capacità di dare aiuto all'altro, anche a costo di dimenticarsi di sé.


Le origini

Secondo alcuni autori, il bisogno di soccorrere l'altro costituirebbe per così dire la "riconversione" di un'altra necessità, quella di prestare aiuto ad una parte sofferente di sé; ciò che si osserva nella maggior parte di queste situazioni è la presenza di un contesto familiare originario nel quale la bambina, in questo caso, ha dovuto effettivamente occuparsi degli altri (ad esempio, genitori malati e/o problematici) e dei loro bisogni ed esigenze, mettendo da parte la propria spensieratezza e a volte la propria infanzia, assumendosi anzitempo responsabilità da persona adulta. Questo comportamento, una volta consolidato, continua ad essere adottato nella vita adulta e purtroppo produce ulteriore sofferenza nella donna, che resta chiusa in una sorta di circolo vizioso. Ci si accontenta di qualche attenzione, di qualche brandello di sentimento, dedicandosi completamente all'altro nella speranza che prima o poi qualcosa cambi, che ci sia un "risarcimento" per ciò che è mancato in precedenza: ma questo non ha nulla a che vedere con l'amore, e denuncia al contrario la presenza di una forte dipendenza affettiva, nonché di una bassa autostima. Se ci si riconosce in questo tipo di situazione è importante fermarsi, provare per una volta a mettersi in ascolto dei propri desideri, ed eventualmente pensare all'eventualità di intraprendere un percorso che renda possibile non solo conoscere i propri bisogni emotivi profondi, ma anche provare a realizzarli, per vivere certamente in modo più appagante il rapporto con l'altro, ma in primo luogo per coltivare il proprio benessere e ritrovare una maggior serenità.

2 commenti:

  1. Complimenti per l'ottima sintesi di quello che è un fenomeno molto presente non solo nelle donne co-dipendenti (in relazione con compagni con problemi di dipendenza da sostanza o non). Focalizza infatti il "problema" non sull'altro ma su di sè.

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