lunedì 30 giugno 2014

Preoccupazioni, rimuginazioni, ossessioni





Come avviene per l'ansia, la quale in origine ha per noi tutti una funzione adattiva, e perciò positiva (ci porta a focalizzare la nostra attenzione su un determinato problema che dobbiamo risolvere), la cosiddetta "preoccupazione" favorisce la concentrazione su qualcosa che per noi è importante affrontare in un dato momento. Preoccuparci aumenta la nostra soglia di vigilanza e ci "aiuta" perciò a prevedere e successivamente fronteggiare, qualora si presentino, eventuali pericoli e/o rischi.



Talvolta, però, la preoccupazione può protrarsi andando ben al di là del suo ruolo adattivo, diventando incontrollabile o percepita come tale dalla persona che la sperimenta. In certi casi, si arriva ad "arrendersi" di fronte a questo fenomeno e la preoccupazione ansiosa diventa di fatto come una sorta di abitudine, per quanto sterile e dannosa sia: chi non riesce a smettere di preoccuparsi (o non prova neanche più a smettere) sperimenta una continua interferenza nelle proprie attività, compresi tra queste i tentativi di risoluzione dei problemi che sono oggetto della stessa preoccupazione (si ottiene esattamente l'effetto opposto rispetto all'intento originario).

C'è una differenza fondamentale tra le preoccupazioni appena descritte e le ossessioni propriamente dette, per quanto il livello di disagio percepito dalla persona che ha a che fare con queste problematiche possa essere ugualmente intenso: nel primo caso ci riferiamo infatti a pensieri che, pur essendo "eccessivi" per quantità e qualità, sono in linea con le credenze ed il sistema di valori dell'individuo (in termine tecnico, le proccupazioni ansiose sono "egosintoniche"); nel secondo caso, al contrario, si tratta di pensieri che la persona vive come estranei e dissonanti rispetto a sé (le ossessioni sono "egodistoniche").





Un'altra distinzione che possiamo fare è quella tra preoccupazioni (rivolte sempre al futuro) e rimuginazioni (rivolte al passato): tutti, in effetti, tendiamo a "rimuginare" su determinate esperienze, particolarmente cariche dal punto di vista emotivo. "Riviviamo" immagini, parole, sensazioni... A volte questo processo dura solo qualche minuto, a volte molto di più, anche dei mesi. Talvolta ricaviamo da tale attività qualche riflessione o conclusione che può tornarci utile, ma molto più spesso il pensiero tende ad avvitarsi su se stesso e, come avevamo visto accadere per le preoccupazioni (e questa è una caratteristica comune) si annulla la resistenza del soggetto, esattamente il contrario di quanto avviene con le ossessioni (che sono disturbanti, ancor più che per la loro intrusività, a causa dello sforzo che la persona compie nel tentativo di eliminarle).




Ci sono diverse tipologie di "esperienze mentali" che non possono essere definite ossessioni, ad esempio:


  • le rimuginazioni, i rimpianti che seguono una perdita/un lutto
  • i pensieri, le immagini legati ad un'esperienza traumatica (per es. un incidente)
  • le "intrusioni" mentali che si hanno nell'astinenza (per es., quando si smette di fumare ed il pensiero va continuamente alla sigaretta)
  • le preoccupazioni per la salute in chi è ipocondriaco
  • le sensazioni, i pensieri che accompagnano il dolore cronico


Dobbiamo poi ricordare che non tutti i pensieri che sperimentiamo come intrusivi hanno una valenza negativa: consideriamo ad esempio l'esperienza dell'innamoramento, o di una gioia intensa.




Quelle che definiamo come ossessioni presentano quattro caratteristiche distintive:


  1. sono pensieri, impulsi oppure immagini che si presentano costantemente e che sono vissuti come inappropriati, e causano inoltre disagio ed ansia a livello importante;
  2. non consistono in semplici preoccupazioni inerenti la vita reale della persona;
  3. il soggetto tenta di ignorare o eliminare questi pensieri, impulsi ed immagini sostituendoli con altri pensieri e/o azioni;
  4. la persona è consapevole che questi elementi sono prodotti dalla propria mente, e non vengono "imposti" da una fonte esterna (così come sarebbero percepiti nell'esperienza delirante).

Nella maggior parte dei casi le ossessioni prendono la forma di immagini, spesso sgradevoli o violente, talvolta sacrileghe (dando in questo caso origine ad una serie di dubbi sulla propria moralità e sul proprio equilibrio psichico); altre volte non vi è in queste immagini qualche caratteristica particolare, ma esse risultano ugualmente disturbanti per il loro sopraggiungere improvviso ed indesiderato. Alcuni esempi fra i molti possibili:





  • pensieri e sensazioni di disgusto riguardanti lo sporco, come il pensiero di poter contrarre una malattia toccando oggetti toccati precedentemente da altri (accompagnati da comportamenti di evitamento e rituali di pulizia),
  • pensieri e dubbi di aver danneggiato qualcuno o qualcosa per distrazione o sbadataggine (per es., dubbio di aver investito qualcuno guidando),
  • pensieri e paure relativi a ciò che riguarda la morte (ad es., rifiuto di passare davanti ad un cimitero),
  • immagini ed impulsi che riguardano il fare del male a qualcuno (aggredendolo, ad es., o spingendolo sui binari del treno...),
  • ossessioni riguardanti l'ordine e la simmetria.
 

Bibliografia:
E.Sanavio (2014), Ossessioni. Bologna, il Mulino - Farsi un'idea