Uno
degli aspetti più importanti della Terapia Cognitivo-Comportamentale è
senz'altro la ristrutturazione
cognitiva, ovvero il lavoro specifico su quegli errori di ragionamento
(di cui il più delle volte non siamo consapevoli), che vengono attivati da
eventi stressanti e che ci portano a pensare in una direzione piuttosto che in
un'altra, causando in noi varie forme di disagio.
Quali
sono gli errori che compiamo più di frequente?
-Generalizzazioni:
utilizziamo in abbondanza i termini "mai", "sempre",
"tutti/e", "nessuno", "niente", senza soffermarci
a riflettere su quanto sia realistica la valutazione che stiamo facendo in quel
momento.
-Pensare in
bianco/nero: quando una determinata situazione è per noi significativa
dal punto di vista emotivo, tendiamo a concentrare l'attenzione sugli
"estremi", perdendo di vista le sfumature, le possibilità intermedie
che possono presentarsi: così, se per esempio ci capita di fare degli errori
eseguendo un lavoro a cui teniamo molto e per il quale abbiamo un'aspettativa
di risultato particolarmente elevata, facilmente tenderemo a pensare di aver
fatto "un disastro", non semplicemente di aver commesso delle
imprecisioni.
-Svalutare/sminuire
gli aspetti positivi: pensare che se qualcosa va bene è solo perché
siamo stati fortunati, perché in fondo qualcuno ci ha aiutato e dunque non è
stato merito nostro, perché non c'erano grosse difficoltà eccetera.
-Personalizzazioni:
attribuire a se stessi le ragioni di una situazione negativa, colpevolizzandosi
per qualcosa che in realtà non si ha modo di provare.
-Lettura del
pensiero: talvolta, senza accorgercene, abbiamo l'assoluta convinzione
di sapere esattamente cosa un'altra persona stia pensando, di conoscerne le intenzioni;
confondiamo quella che è solo una nostra ipotesi, non verificata, con un dato
di realtà.
-Attenzione
selettiva: ci concentriamo solo su quegli aspetti per noi
particolarmente salienti e che confermano le nostre impressioni e convinzioni;
ad esempio, se ci sentiamo dei falliti tenderemo a prendere in considerazione
solo quei fatti che lo "provano", i nostri insuccessi, e trascureremo
o sminuiremo tutti quegli episodi in cui invece abbiamo conseguito risultati
positivi in ciò che abbiamo fatto.
-Ragionamento
emotivo: tendiamo ad aspettarci che le cose vadano in un certo modo
perché ci facciamo "guidare" dalle emozioni del momento. Se siamo
innamorati e felici, sarà molto più probabile per noi aspettarci che tutto
andrà bene; se abbiamo appena subito una grossa delusione, faremo delle
previsioni generali di tipo negativo.
-Enfatizzare il
passato/predire il futuro: alcune volte pensiamo che se abbiamo sempre
sbagliato, finora, nel fare una certa cosa, non potremo che continuare a
sbagliare; o ancora, formuliamo delle previsioni "assolute" sul
futuro, trascurando i fattori di incertezza, ovvero quelle eventualità che
comunque potrebbero presentarsi modificando l'esito che noi riteniamo essere
l'unico possibile.
-Doverizzazione:
avere regole rigide che ci portano a pensare che certe cose "debbano"
necessariamente andare in un certo modo, perché "si fa così",
"dev'essere così", o ancora "perché se io ti dò tanto, mi
aspetto che tu mi dia altrettanto", perché "è giusto così",
"bisogna almeno
raggiungere quell'obiettivo": chiaramente, se poi le cose vanno
diversamente da come ci aspettiamo, possiamo sentirci delusi, arrabbiati,
ansiosi o depressi.
Bibliografia:
C.
Sweet (2012), Cambia
la tua vita con la TCC. Tecnica e pratica della Terapia Cognitivo-Comportamentale.
Milano, Antonio Avallardi Editore
R.
Willson & R. Branch (2009), Il benessere della
mente per negati. Milano, Mondadori
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