Visualizzazione post con etichetta coppia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta coppia. Mostra tutti i post
venerdì 8 novembre 2019
lunedì 3 marzo 2014
Parliamo di tradimento
Perché
si tradisce? Esistono diversi tipi di tradimento? Come reagiamo di solito e
come possiamo comportarci, quando ci ritroviamo coinvolti in una situazione
come questa? Proviamo ad esaminare, una per volta, le questioni che ci poniamo
più di frequente rispetto al tema dell'infedeltà.
Esistono
in effetti dei veri e propri traditori "seriali": generalmente
si tratta di persone caratterizzate da un'insicurezza di fondo, che cercano
nella conquista principalmente la conferma della propria capacità di attrarre,
o della propria virilità/femminilità. Questi soggetti tendono a ripetere ogni
volta lo stesso copione, ricercando spesso un partner che appartiene ad una
"tipologia" abbastanza precisa (possiamo ritrovare alcune
caratteristiche che sono sempre presenti) e sul quale in realtà non investono
dal punto di vista affettivo, ma che utilizzano come fosse uno specchio in
grado di rinforzare un'immagine positiva di sé. Sovente queste relazioni sono
vissute con un senso di noia e distacco, ma esaurita una se ne inaugura
poi un'altra, che segue più o meno sempre lo stesso iter, senza uscire dallo
schema.
-Cosa c'è alla base del tradimento?
Senza
voler ricadere in generalizzazioni eccessive (certi fenomeni sono significativi
dal punto di vista statistico, ma ciò non vuol dire che riguardino al 100% una
determinata categoria di persone), possiamo affermare che nella gran
maggioranza dei casi, quando parliamo di individui di genere maschile, amore e
desiderio tendono a viaggiare su percorsi distinti, motivo per cui diventa
possibile -senza che ciò sia sempre facile- portare avanti parallelamente il
rapporto con la moglie/la compagna (amore) e quello con l'amante (desiderio).
Le donne, al contrario, sono più portate a fondere i due aspetti, e dunque ad
iniziare un nuovo rapporto perché si sentono innamorate: per questo, più di
frequente rispetto agli uomini, hanno difficoltà a vivere relazioni parallele,
e di solito portano rapidamente al punto di rottura il matrimonio/fidanzamento
prima di investire stabilmente e completamente nella nuova relazione.
Se poi è vero un po' per tutti che,
spesso, il tradimento rappresenta un modo per ricercare gratificazioni che il
rapporto di coppia non dà più (a livello erotico, di complicità e affinità, di
interessi e obiettivi), esistono altre differenze tra uomini e donne: i
primi in genere hanno una maggiore tendenza a portare avanti relazioni
parallele anche perché, provvedendo alle esigenze della famiglia/della compagna
"ufficiale", riescono a mantenere una buona immagine di sé come
buoni mariti/padri, ecc., e questo "adempimento del dovere"
conserva l'equilibrio (sull'altro piatto della bilancia c'è il senso di colpa
per il tradimento, per il patto infranto, ma anche per ciò che si percepisce di
"togliere" prendendosi un proprio spazio). Alcuni uomini, tra
l'altro, pur amando molto la propria moglie/compagna sono spaventati
dall'intensità del sentimento perché hanno la convinzione di fondo che questo
possa renderli vulnerabili: il tradimento diventa, per questi soggetti, un modo
per mantenere una "distanza di sicurezza" e mettersi al riparo
rispetto a possibili sofferenze.
Un
fattore che più spesso ritroviamo, invece, alla base dell'infedeltà vissuta
dalle donne (anche se, come sopra, non possiamo fare distinzioni troppo nette)
è la tendenza a ricercare un partner non tanto -come, idealmente, dovrebbe
essere- perché lo si ritenga una persona interessante di per sé, o perché si
percepisca che possa aggiungere
qualcosa alla propria vita, ma perché nell'altro si cerca chi possa colmare un vuoto che si ha
dentro di sé, ovvero chi possa fornire una compensazione per ciò che
generalmente è mancato nei primi anni della propria vita (sicurezza, senso di
protezione, comprensione, tenerezza, ecc.) e di cui si sente ancora la carenza.
-Ma cosa significa, realmente, "tradire"?
Quando si tradisce?
Nulla
è più soggettivo dello stabilire dove inizi il tradimento, se con il desiderare
un'altra persona soltanto a livello mentale o con il vero e proprio passaggio "all'azione".
In realtà molto spesso il metro è fissato, in questo caso, dal livello di
sofferenza del partner che subisce l'infedeltà: il dolore per un tradimento
anche solo "pensato" può essere enorme, ed anche in questo caso vi è
una notevole differenza tra uomini e donne. I primi tendono a patire in
particolare (a considerare un "vero" tradimento) l'infedeltà agita,
mentre le donne attribuiscono maggiore importanza al desiderio vissuto anche
solo in fantasia.
Un
altro elemento decisivo è la fedeltà... verso se stessi ed il proprio concetto
di libertà: ci sono casi, infatti, in cui il rimanere nella coppia è una
scelta che corrisponde effettivamente alla propria visione dell'amore e del
rapporto di coppia; in altri casi, ci si autoimpone la fedeltà a dispetto delle
proprie inclinazioni, per soddisfare le aspettative degli altri, per coerenza
con il percorso intrapreso fino a quel momento, per... evitare i rischi che
potrebbero derivare dalla scoperta del tradimento e dalla perdita dei propri
punti di riferimento. In questo senso, possiamo dire che chi rimane legato al
partner in modo forzato, anche senza tradirlo, tradisce di fatto se stesso.
-Cosa fare quando c'è un tradimento?
A
volte l'infedeltà può essere il tentativo estremo di uscire da una situazione
di stallo, da un rapporto insoddisfacente, un modo per portare alla luce
ciò che non si riesce a risolvere. Chi tradisce, peraltro, spesso avverte
fortemente il senso di colpa e (come se desiderasse in qualche modo essere
punito) si fa facilmente scoprire, lasciando che il partner intercetti messaggi
sul telefonino, fotografie, ricevute ed altro ancora. La persona tradita può
reagire in vari modi, a volte tentando di vendicarsi, restituendo come si dice
"pan per focaccia" (soluzione che in genere aumenta il senso d'amarezza
e non sana la ferita subita dall'autostima) oppure deprimendosi e chiudendosi.
Queste due possibilità aprono entrambe scenari negativi, ma danno quantomeno
modo di manifestare il proprio dolore; estremamente deleterio è invece il "far
finta di niente", il fingere che nulla sia accaduto e passare il
fatto sotto silenzio, ancor di più se consideriamo che la via più costruttiva
per la coppia è il saper prendere atto che il tradimento segna un momento di
crisi, il quale può essere colto positivamente per rivedere le aspettative che
si hanno verso il partner ed il rapporto, per stabilire nuovi confini, imparare
ad incontrarsi su piani diversi.
Questo
richiede naturalmente un lavoro molto intenso e faticoso, che può essere
intrapreso a condizione che l'altra persona sia sempre quella che si vuole al
proprio fianco, e che ci si renda disponibili a modificare qualcosa nel proprio
modo di rapportarsi ad una relazione che di fatto si è già modificata rispetto
a quando è iniziata. L'esito di questo percorso dipende in effetti da quanto i
partners siano disposti a mettersi in discussione, da quanto siano in grado di comprendere
le criticità del rapporto e spendere energie nel cambiamento, da quanto
desiderino ancora condividere lo stesso progetto di vita.
A
volte infatti si arriva a capire di aver scelto già da tempo percorsi diversi,
e allora la rottura del rapporto può rappresentare, alla fine, la scelta più
matura e positiva per entrambi; in altre situazioni, si tratta soprattutto di
riaprire un canale di comunicazione e chiarire che le difficoltà del momento
(lavoro, figli, malattie, ecc.), che pure creano una distanza difficile da
ridurre, un "vuoto" nella coppia (proprio il vuoto che,
nella fase più critica, viene colmato con un'altra relazione), non sono
necessariamente da interpretare come il segno che il sentimento sia diminuito,
ma come una sfida ad aprirsi ancora di più all'altro e condividere nuovi spazi,
per crescere ulteriormente e maturare insieme.
mercoledì 27 novembre 2013
"Ma io lo amo!"... Liberarsi dalla trappola dell'amore infelice
Oggi
parleremo di dipendenza affettiva, e ne parleremo soprattutto al
femminile: sebbene questo tema non tocchi, in effetti, solo la metà
"rosa" del cielo (e certamente qualche uomo potrà riconoscersi in quanto
verrà detto), è pur vero che nella gran parte dei casi -come possiamo desumere
sia dall'esperienza quotidiana che da quella clinica- sono proprio le donne, il
più delle volte, a cadere nella "trappola" dell'amore non
corrisposto e infelice, a soffrire senza essere capaci di lasciare il loro
partner, a cercare con tutte le loro forze di conquistare un uomo che non le
ama o che non mostra alcuna intenzione di impegnarsi.
Spesso,
infatti, un amore non ricambiato può essere perseguito con una tale intensità
(ed ostinazione, si direbbe osservando la situazione dall'esterno) da passare
sopra qualsiasi cosa: freddezza, mancanza di riguardo se non di rispetto,
tradimenti, bugie. Più il "lui" della situazione si mostra distante
ed egoista, più tratta male la partner, più "lei" (anziché mettersi
alla ricerca di qualcuno che sia maggiormente disponibile) moltiplica gli
sforzi per trattenerlo, sentendo crescere sempre di più un sentimento che
finisce per diventare, praticamente, la sua unica ragione di vita.
Perché,
così spesso, accade questo? Perché una donna arriva a dedicare tutte le sue
energie a qualcuno che la fa sentire sola e non amata? Ogni persona ha la sua
storia e le sue caratteristiche, e non possiamo rintracciare le stesse
motivazioni per tutte; è piuttosto frequente però ritrovare, all'origine di
queste vicende, una famiglia che non ha saputo dare valore e trasmettere autostima
alla bambina e futura donna. Molte volte, si tratta di un nucleo in cui la
figura paterna è stata assente, emotivamente o anche fisicamente: in qualche
modo, il ricercare affannosamente l'attenzione di un partner indisponibile e
distante, o egoista, rappresenta il tentativo di pareggiare i conti col
passato, di riscattarsi dopo tante dolorosissime sconfitte. Ecco che dunque,
pur avendo la necessità di avere al proprio fianco una persona affettuosa e
presente (e nella maggior parte dei casi, quando un soggetto di questo tipo è
all'orizzonte si è portate ad ignorarlo), queste donne tendono solitamente ad
essere attratte da uomini molto simili a quei padri così sfuggenti, se non
irraggiungibili. Solo quando riescono a ricevere attenzione da questi uomini (o
percepiscono di riceverla) si sentono amate, solo allora hanno la sensazione
di valere qualcosa, solo in queste condizioni la loro vita sembra assumere
un pieno significato.
Il
circolo vizioso si intensifica nei periodi di maggiore difficoltà e fragilità,
o quando si esce da una lunga fase di solitudine sentimentale: in tali
frangenti il bisogno di compensare i precedenti fallimenti affettivi diventa
ancora più importante, e viene totalmente a mancare, all'opposto, un giudizio
critico sul fatto che esistano realmente le premesse perché la relazione possa
essere gratificante e positiva. Si tenta di farla funzionare a tutti i costi,
spendendo in essa ogni energia. Più si va avanti, inoltre, più diventa
difficile rinunciare, anche se via via iniziano a manifestarsi i segnali di
qualcosa che non va: è del resto costoso, per tutti noi, lasciar perdere un
progetto in cui siano già state investite tante aspettative, da una parte, e
soprattutto per cui si siano compiuti già tanti sforzi. Più passa il tempo,
meno si riuscirà ad abbandonare "la partita", anzi, si tenderà
ad impegnarsi ancora di più nel perseguire il proprio obiettivo, in questo caso
il riuscire a mantenere in piedi la relazione.
La
mancanza di autostima crea la base per l'errore di fondo: la donna innamorata e
non corrisposta da questo partner indisponibile coltiva (essendone raramente
consapevole) il pensiero che, se sarà abbastanza brava, bella, sexy,
comprensiva, allegra, disponibile, non troppo esigente... ecc., lui prima o poi
non potrà che innamorarsi di lei. Quest'idea di un amore "sotto
condizione" fa sì che pur di tentare di essere ricambiate ci si
snaturi, mostrando di sé solo ciò che si ritiene l'altro possa o voglia
accettare, tacendo le proprie esigenze, insomma evitando di relazionarsi
nell'unica maniera che possa considerarsi sana in un rapporto d'amore: essere
autentici, senza nascondere né le proprie qualità né le proprie
debolezze.
Non
solo ci si mostra in maniera falsata, ma anche l'oggetto d'amore viene
idealizzato, visto per "come potrebbe essere" (se la relazione
funzionasse in un certo modo, se lui fosse presente, se fosse... innamorato...)
anziché per come effettivamente è, e tutti i suoi difetti vengono
ignorati o giustificati. La proiezione è verso un illusorio futuro in cui il
partner sarà in grado di dare ciò che ora non sa o non vuole dare, in cui sarà
in sostanza... La persona che non è: perché l'incapacità di impegnarsi e di
amare, da parte di un uomo, non è subordinata al fatto che la compagna sia abbastanza
bella, simpatica, intelligente ecc., non è qualcosa su cui si possa intervenire
dall'esterno con poderose iniezioni d'amore, non è un fatto provvisorio: è
qualcosa che sta dentro la storia di quell'uomo, che riguarda lui e le
problematiche psicologiche che porta con sé.
Ecco dunque alcuni punti su cui concentrare la propria
attenzione quando si vuole superare un amore infelice:
-chiedersi
quante cose vorremmo poter cambiare del partner, e quanto contano per noi,
rispetto a quelle che invece ci vanno bene: l'amore infatti è sinonimo di
rispetto e accettazione per ciò che l'altro è, non è compatibile con l'esigenza
(peraltro irrealizzabile) di cambiarlo;
-ricordarsi
che nessuno ci amerà per il fatto che ci comportiamo in maniera compiacente o
poco autentica, nascondendo le nostre esigenze ed i nostri veri desideri,
anzi con tutta probabilità prenderà maggiormente le distanze da noi;
-sostituire
il "se non mi ama/è freddo/è egoista/mi tradisce/mi trascura è
perché non sono abbastanza... " con il "se non mi ama è perché
lui non è in grado di amare";
-sostituire
il "se lui non mi ama, io non sono amabile" con il "se
anche lui non mi ama, questo non toglie che io sia una persona amabile e che
altrove possa senz'altro trovare qualcuno che sappia ricambiare i miei
sentimenti";
-investire
energie su di sé e sulla propria vita anziché esclusivamente nella relazione,
per esempio coltivando interessi e amicizie, valorizzandosi, premiandosi
per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Iscriviti a:
Post (Atom)