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lunedì 3 marzo 2014

Parliamo di tradimento



Perché si tradisce? Esistono diversi tipi di tradimento? Come reagiamo di solito e come possiamo comportarci, quando ci ritroviamo coinvolti in una situazione come questa? Proviamo ad esaminare, una per volta, le questioni che ci poniamo più di frequente rispetto al tema dell'infedeltà.

-Perché alcune persone sembrano particolarmente "portate" a tradire ed altre no?
Esistono in effetti dei veri e propri traditori "seriali": generalmente si tratta di persone caratterizzate da un'insicurezza di fondo, che cercano nella conquista principalmente la conferma della propria capacità di attrarre, o della propria virilità/femminilità. Questi soggetti tendono a ripetere ogni volta lo stesso copione, ricercando spesso un partner che appartiene ad una "tipologia" abbastanza precisa (possiamo ritrovare alcune caratteristiche che sono sempre presenti) e sul quale in realtà non investono dal punto di vista affettivo, ma che utilizzano come fosse uno specchio in grado di rinforzare un'immagine positiva di sé. Sovente queste relazioni sono vissute con un senso di noia  e distacco, ma esaurita una se ne inaugura poi un'altra, che segue più o meno sempre lo stesso iter, senza uscire dallo schema.

-Cosa c'è alla base del tradimento?
Senza voler ricadere in generalizzazioni eccessive (certi fenomeni sono significativi dal punto di vista statistico, ma ciò non vuol dire che riguardino al 100% una determinata categoria di persone), possiamo affermare che nella gran maggioranza dei casi, quando parliamo di individui di genere maschile, amore e desiderio tendono a viaggiare su percorsi distinti, motivo per cui diventa possibile -senza che ciò sia sempre facile- portare avanti parallelamente il rapporto con la moglie/la compagna (amore) e quello con l'amante (desiderio). Le donne, al contrario, sono più portate a fondere i due aspetti, e dunque ad iniziare un nuovo rapporto perché si sentono innamorate: per questo, più di frequente rispetto agli uomini, hanno difficoltà a vivere relazioni parallele, e di solito portano rapidamente al punto di rottura il matrimonio/fidanzamento prima di investire stabilmente e completamente nella nuova relazione.


Se poi è vero un po' per tutti che, spesso, il tradimento rappresenta un modo per ricercare gratificazioni che il rapporto di coppia non dà più (a livello erotico, di complicità e affinità, di interessi e obiettivi), esistono altre differenze tra uomini e donne: i primi in genere hanno una maggiore tendenza a portare avanti relazioni parallele anche perché, provvedendo alle esigenze della famiglia/della compagna "ufficiale", riescono a mantenere una buona immagine di sé  come buoni mariti/padri, ecc., e questo "adempimento del dovere" conserva l'equilibrio (sull'altro piatto della bilancia c'è il senso di colpa per il tradimento, per il patto infranto, ma anche per ciò che si percepisce di "togliere" prendendosi un proprio spazio). Alcuni uomini, tra l'altro, pur amando molto la propria moglie/compagna sono spaventati dall'intensità del sentimento perché hanno la convinzione di fondo che questo possa renderli vulnerabili: il tradimento diventa, per questi soggetti, un modo per mantenere una "distanza di sicurezza" e mettersi al riparo rispetto a possibili sofferenze.

Un fattore che più spesso ritroviamo, invece, alla base dell'infedeltà vissuta dalle donne (anche se, come sopra, non possiamo fare distinzioni troppo nette) è la tendenza a ricercare un partner non tanto -come, idealmente, dovrebbe essere- perché lo si ritenga una persona interessante di per sé, o perché si percepisca che possa aggiungere qualcosa alla propria vita, ma perché nell'altro si cerca chi possa colmare un vuoto che si ha dentro di sé, ovvero chi possa fornire una compensazione per ciò che generalmente è mancato nei primi anni della propria vita (sicurezza, senso di protezione, comprensione, tenerezza, ecc.) e di cui si sente ancora la carenza.

-Ma cosa significa, realmente, "tradire"? Quando si tradisce?
Nulla è più soggettivo dello stabilire dove inizi il tradimento, se con il desiderare un'altra persona soltanto a livello mentale o con il vero e proprio passaggio "all'azione". In realtà molto spesso il metro è fissato, in questo caso, dal livello di sofferenza del partner che subisce l'infedeltà: il dolore per un tradimento anche solo "pensato" può essere enorme, ed anche in questo caso vi è una notevole differenza tra uomini e donne. I primi tendono a patire in particolare (a considerare un "vero" tradimento) l'infedeltà agita, mentre le donne attribuiscono maggiore importanza al desiderio vissuto anche solo in fantasia.

Un altro elemento decisivo è la fedeltà... verso se stessi ed il proprio concetto di libertà: ci sono casi, infatti, in cui il rimanere nella coppia è una scelta che corrisponde effettivamente alla propria visione dell'amore e del rapporto di coppia; in altri casi, ci si autoimpone la fedeltà a dispetto delle proprie inclinazioni, per soddisfare le aspettative degli altri, per coerenza con il percorso intrapreso fino a quel momento, per... evitare i rischi che potrebbero derivare dalla scoperta del tradimento e dalla perdita dei propri punti di riferimento. In questo senso, possiamo dire che chi rimane legato al partner in modo forzato, anche senza tradirlo, tradisce di fatto se stesso.


 -Cosa fare quando c'è un tradimento?
A volte l'infedeltà può essere il tentativo estremo di uscire da una situazione di stallo, da un rapporto insoddisfacente, un modo per portare alla luce ciò che non si riesce a risolvere. Chi tradisce, peraltro, spesso avverte fortemente il senso di colpa e (come se desiderasse in qualche modo essere punito) si fa facilmente scoprire, lasciando che il partner intercetti messaggi sul telefonino, fotografie, ricevute ed altro ancora. La persona tradita può reagire in vari modi, a volte tentando di vendicarsi, restituendo come si dice "pan per focaccia" (soluzione che in genere aumenta il senso d'amarezza e non sana la ferita subita dall'autostima) oppure deprimendosi e chiudendosi. Queste due possibilità aprono entrambe scenari negativi, ma danno quantomeno modo di manifestare il proprio dolore; estremamente deleterio è invece il "far finta di niente", il fingere che nulla sia accaduto e passare il fatto sotto silenzio, ancor di più se consideriamo che la via più costruttiva per la coppia è il saper prendere atto che il tradimento segna un momento di crisi, il quale può essere colto positivamente per rivedere le aspettative che si hanno verso il partner ed il rapporto, per stabilire nuovi confini, imparare ad incontrarsi su piani diversi.

Questo richiede naturalmente un lavoro molto intenso e faticoso, che può essere intrapreso a condizione che l'altra persona sia sempre quella che si vuole al proprio fianco, e che ci si renda disponibili a modificare qualcosa nel proprio modo di rapportarsi ad una relazione che di fatto si è già modificata rispetto a quando è iniziata. L'esito di questo percorso dipende in effetti da quanto i partners siano disposti a mettersi in discussione, da quanto siano in grado di comprendere le criticità del rapporto e spendere energie nel cambiamento, da quanto desiderino ancora condividere lo stesso progetto di vita.



A volte infatti si arriva a capire di aver scelto già da tempo percorsi diversi, e allora la rottura del rapporto può rappresentare, alla fine, la scelta più matura e positiva per entrambi; in altre situazioni, si tratta soprattutto di riaprire un canale di comunicazione e chiarire che le difficoltà del momento (lavoro, figli, malattie, ecc.), che pure creano una distanza difficile da ridurre, un "vuoto" nella coppia (proprio il vuoto che, nella fase più critica, viene colmato con un'altra relazione), non sono necessariamente da interpretare come il segno che il sentimento sia diminuito, ma come una sfida ad aprirsi ancora di più all'altro e condividere nuovi spazi, per crescere ulteriormente e maturare insieme.

mercoledì 27 novembre 2013

"Ma io lo amo!"... Liberarsi dalla trappola dell'amore infelice



Oggi parleremo di dipendenza affettiva, e ne parleremo soprattutto al femminile: sebbene questo tema non tocchi, in effetti, solo la metà "rosa" del cielo (e certamente qualche uomo potrà riconoscersi in quanto verrà detto), è pur vero che nella gran parte dei casi -come possiamo desumere sia dall'esperienza quotidiana che da quella clinica- sono proprio le donne, il più delle volte, a cadere nella "trappola" dell'amore non corrisposto e infelice, a soffrire senza essere capaci di lasciare il loro partner, a cercare con tutte le loro forze di conquistare un uomo che non le ama o che non mostra alcuna intenzione di impegnarsi.

Spesso, infatti, un amore non ricambiato può essere perseguito con una tale intensità (ed ostinazione, si direbbe osservando la situazione dall'esterno) da passare sopra qualsiasi cosa: freddezza, mancanza di riguardo se non di rispetto, tradimenti, bugie. Più il "lui" della situazione si mostra distante ed egoista, più tratta male la partner, più "lei" (anziché mettersi alla ricerca di qualcuno che sia maggiormente disponibile) moltiplica gli sforzi per trattenerlo, sentendo crescere sempre di più un sentimento che finisce per diventare, praticamente, la sua unica ragione di vita.


Perché, così spesso, accade questo? Perché una donna arriva a dedicare tutte le sue energie a qualcuno che la fa sentire sola e non amata? Ogni persona ha la sua storia e le sue caratteristiche, e non possiamo rintracciare le stesse motivazioni per tutte; è piuttosto frequente però ritrovare, all'origine di queste vicende, una famiglia che non ha saputo dare valore e trasmettere autostima alla bambina e futura donna. Molte volte, si tratta di un nucleo in cui la figura paterna è stata assente, emotivamente o anche fisicamente: in qualche modo, il ricercare affannosamente l'attenzione di un partner indisponibile e distante, o egoista, rappresenta il tentativo di pareggiare i conti col passato, di riscattarsi dopo tante dolorosissime sconfitte. Ecco che dunque, pur avendo la necessità di avere al proprio fianco una persona affettuosa e presente (e nella maggior parte dei casi, quando un soggetto di questo tipo è all'orizzonte si è portate ad ignorarlo), queste donne tendono solitamente ad essere attratte da uomini molto simili a quei padri così sfuggenti, se non irraggiungibili. Solo quando riescono a ricevere attenzione da questi uomini (o percepiscono di riceverla) si sentono amate, solo allora hanno la sensazione di valere qualcosa, solo in queste condizioni la loro vita sembra assumere un pieno significato.

Il circolo vizioso si intensifica nei periodi di maggiore difficoltà e fragilità, o quando si esce da una lunga fase di solitudine sentimentale: in tali frangenti il bisogno di compensare i precedenti fallimenti affettivi diventa ancora più importante, e viene totalmente a mancare, all'opposto, un giudizio critico sul fatto che esistano realmente le premesse perché la relazione possa essere gratificante e positiva. Si tenta di farla funzionare a tutti i costi, spendendo in essa ogni energia. Più si va avanti, inoltre, più diventa difficile rinunciare, anche se via via iniziano a manifestarsi i segnali di qualcosa che non va: è del resto costoso, per tutti noi, lasciar perdere un progetto in cui siano già state investite tante aspettative, da una parte, e soprattutto per cui si siano compiuti già tanti sforzi. Più passa il tempo, meno si riuscirà ad abbandonare "la partita", anzi, si tenderà ad impegnarsi ancora di più nel perseguire il proprio obiettivo, in questo caso il riuscire a mantenere in piedi la relazione.

La mancanza di autostima crea la base per l'errore di fondo: la donna innamorata e non corrisposta da questo partner indisponibile coltiva (essendone raramente consapevole) il pensiero che, se sarà abbastanza brava, bella, sexy, comprensiva, allegra, disponibile, non troppo esigente... ecc., lui prima o poi non potrà che innamorarsi di lei. Quest'idea di un amore "sotto condizione" fa sì che pur di tentare di essere ricambiate ci si snaturi, mostrando di sé solo ciò che si ritiene l'altro possa o voglia accettare, tacendo le proprie esigenze, insomma evitando di relazionarsi nell'unica maniera che possa considerarsi sana in un rapporto d'amore: essere autentici, senza nascondere né le proprie qualità né le proprie debolezze. 

Non solo ci si mostra in maniera falsata, ma anche l'oggetto d'amore viene idealizzato, visto per "come potrebbe essere" (se la relazione funzionasse in un certo modo, se lui fosse presente, se fosse... innamorato...) anziché per come effettivamente è, e tutti i suoi difetti vengono ignorati o giustificati. La proiezione è verso un illusorio futuro in cui il partner sarà in grado di dare ciò che ora non sa o non vuole dare, in cui sarà in sostanza... La persona che non è: perché l'incapacità di impegnarsi e di amare, da parte di un uomo, non è subordinata al fatto che la compagna sia abbastanza bella, simpatica, intelligente ecc., non è qualcosa su cui si possa intervenire dall'esterno con poderose iniezioni d'amore, non è un fatto provvisorio:  è qualcosa che sta dentro la storia di quell'uomo, che riguarda lui e le problematiche psicologiche che porta con sé. 


Ecco dunque alcuni punti su cui concentrare la propria attenzione quando si vuole superare un amore infelice:

-chiedersi quante cose vorremmo poter cambiare del partner, e quanto contano per noi, rispetto a quelle che invece ci vanno bene: l'amore infatti è sinonimo di rispetto e accettazione per ciò che l'altro è, non è compatibile con l'esigenza (peraltro irrealizzabile) di cambiarlo;

-ricordarsi che nessuno ci amerà per il fatto che ci comportiamo in maniera compiacente o poco autentica, nascondendo le nostre esigenze ed i nostri veri desideri, anzi con tutta probabilità prenderà maggiormente le distanze da noi;

-sostituire il "se non mi ama/è freddo/è egoista/mi tradisce/mi trascura  è perché non sono abbastanza... " con il "se non mi ama è perché lui non è in grado di amare";

-sostituire il "se lui non mi ama, io non sono amabile" con il "se anche lui non mi ama, questo non toglie che io sia una persona amabile e che altrove possa senz'altro trovare qualcuno che sappia ricambiare i miei sentimenti";

-investire energie su di sé e sulla propria vita anziché esclusivamente nella relazione, per esempio coltivando interessi e amicizie, valorizzandosi,  premiandosi per il raggiungimento dei propri obiettivi.