La ricerca ci mostra che
alcuni elementi chiave della meditazione promuovono la creatività, mentre altri
probabilmente no.
Quale
stile di meditazione si rivela il migliore per stimolare la creatività? Uno
degli studi più completi su questo argomento è stato condotto nel 2012 da Lorenza Colzato, una psicologa cognitiva
olandese. Il suo team di ricerca lavorò con due piccoli gruppi di principianti
nella pratica di due diverse forme di meditazione di consapevolezza: 1) il
monitoraggio aperto, il quale include l'osservazione ed il
notare i fenomeni nel momento presente, mantenendo un'attenzione flessibile e
senza "restrizioni", 2) l'attenzione focalizzata, che richiede la
concentrazione su un singolo oggetto, come il respiro, ignorando nel contempo
altri stimoli. Dopo ogni sessione di meditazione i soggetti furono sottoposti a
delle prove, al fine di determinare la loro performance in una serie di abilità
cognitive.
Quello che la Colzato ed il suo team scoprirono fu che
la meditazione in forma di "monitoraggio aperto" si mostrava molto
più efficace nello stimolare il pensiero divergente, uno degli elementi-chiave
della creatività. Nello stesso tempo, e non sorprendentemente, lo studio
dimostrò che la meditazione basata sull'attenzione focalizzata risultava
maggiormente correlata al pensiero convergente, importante per ridurre il
numero delle opzioni quando vi è necessità di formulare una soluzione efficace
ad un problema (N.B.: le più comuni forme di meditazione di consapevolezza
utilizzano un misto di entrambi gli approcci).
Due anni dopo, un altro psicologo olandese, Matthijs Baas, riprese ed ampliò il lavoro
della Colzato, dimostrando attraverso una serie di studi l'importanza di
specifiche competenze di mindfulness nel processo creativo. Queste erano:
- l'osservazione, ovvero l'abilità di osservare i fenomeni interni (come sensazioni corporee, pensieri ed emozioni) e gli stimoli esterni (immagini, suoni, odori ecc.);
- l'agire con consapevolezza, impegnandosi nelle attività con la totalità della propria attenzione;
- il descrivere, senza analizzarli concettualmente, i diversi fenomeni;
- accettare senza giudicare né dare una valutazione sull'esperienza del momento presente.
Uno dei risultati più rilevanti fu che alti punteggi
relativi alla capacità di osservazione sembravano essere in effetti l'unico
predittore costante di creatività. Tale abilità, rafforzata dalla meditazione
in "monitoraggio aperto", non solo era in grado di migliorare la
memoria di lavoro dei soggetti, ma ne aumentava anche la flessibilità
cognitiva, riducendone nel contempo la rigidità: questi sono in effetti tutti
elementi centrali nel processo creativo. Secondo Baas, la capacità di osservare
sembra dunque essere strettamente correlata all'apertura
all'esperienza, un tratto di personalità che numerosi studi hanno
messo in evidenza come uno degli indicatori più consistenti del processo
creativo.
Queste ricerche hanno altresì mostrato come l'agire
con consapevolezza, un'abilità rafforzata dalla meditazione basata
sull'attenzione focalizzata, possa avere un impatto negativo
su alcuni processi cognitivi legati alla creatività, come attività che
richiedano di distribuire l'attenzione su un campo molto ampio di elementi e di
"vagare" con la mente. Si rivela invece utile nell'incrementare la
memoria di lavoro e nell'analizzare un numero ristretto di categorie o
prospettive. I risultati hanno messo anche in evidenza come le altre competenze
di mindfulness (il descrivere e l'accettare senza giudicare) non appaiano
correlate alla creatività.
Cosa significa tutto ciò? Il team di Baas ha espresso
le seguenti conclusioni: "Uno stato di
consapevolezza cosciente, che deriva dal vivere nel momento presente, non è
sufficiente a generare la creatività. Per essere creativi è necessario
allenare la capacità di osservare, notare i fenomeni che attraversano l'occhio
della mente e assistere al loro svolgersi".
(Trad it. da "Does Meditation
Boost Creativity?" di Hugh
Delehanty, pubblicato il 19 giugno 2017 su mindful.org)
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