Come avviene per l'ansia, la quale in origine ha per
noi tutti una funzione adattiva, e perciò positiva (ci porta a focalizzare la
nostra attenzione su un determinato problema che dobbiamo risolvere), la
cosiddetta "preoccupazione" favorisce la concentrazione su qualcosa
che per noi è importante affrontare in un dato momento. Preoccuparci aumenta la
nostra soglia di vigilanza e ci "aiuta" perciò a prevedere e
successivamente fronteggiare, qualora si presentino, eventuali pericoli e/o
rischi.
Talvolta,
però, la preoccupazione può protrarsi andando ben al di là del suo ruolo
adattivo, diventando incontrollabile o percepita come
tale dalla persona che la sperimenta. In certi casi, si arriva ad
"arrendersi" di fronte a questo fenomeno e la preoccupazione ansiosa
diventa di fatto come una sorta di abitudine, per
quanto sterile e dannosa sia: chi non riesce a smettere di preoccuparsi (o non
prova neanche più a smettere) sperimenta una continua interferenza nelle
proprie attività, compresi tra queste i tentativi di risoluzione dei problemi
che sono oggetto della stessa preoccupazione (si ottiene esattamente l'effetto
opposto rispetto all'intento originario).
C'è
una differenza fondamentale tra le preoccupazioni appena descritte e le ossessioni
propriamente dette, per quanto il livello di disagio percepito dalla persona
che ha a che fare con queste problematiche possa essere ugualmente intenso: nel
primo caso ci riferiamo infatti a pensieri che, pur essendo "eccessivi"
per quantità e qualità, sono in linea con le credenze ed il sistema di valori
dell'individuo (in termine tecnico, le proccupazioni ansiose sono "egosintoniche");
nel secondo caso, al contrario, si tratta di pensieri che la persona vive come
estranei e dissonanti rispetto a sé (le ossessioni sono "egodistoniche").
Un'altra
distinzione che possiamo fare è quella tra preoccupazioni (rivolte sempre al
futuro) e rimuginazioni (rivolte al passato): tutti, in effetti, tendiamo a
"rimuginare" su determinate esperienze, particolarmente cariche dal
punto di vista emotivo. "Riviviamo" immagini, parole, sensazioni... A
volte questo processo dura solo qualche minuto, a volte molto di più, anche dei
mesi. Talvolta ricaviamo da tale attività qualche riflessione o conclusione che
può tornarci utile, ma molto più spesso il pensiero tende ad avvitarsi su se
stesso e, come avevamo visto accadere per le preoccupazioni (e questa è una
caratteristica comune) si annulla la resistenza del soggetto, esattamente il
contrario di quanto avviene con le ossessioni (che sono disturbanti, ancor più
che per la loro intrusività, a causa dello sforzo che la persona compie nel
tentativo di eliminarle).
Ci sono diverse tipologie di "esperienze
mentali" che non possono essere definite ossessioni, ad esempio:
- le rimuginazioni, i rimpianti che seguono una perdita/un lutto
- i pensieri, le immagini legati ad un'esperienza traumatica (per es. un incidente)
- le "intrusioni" mentali che si hanno nell'astinenza (per es., quando si smette di fumare ed il pensiero va continuamente alla sigaretta)
- le preoccupazioni per la salute in chi è ipocondriaco
- le sensazioni, i pensieri che accompagnano il dolore cronico
Dobbiamo
poi ricordare che non tutti i pensieri che sperimentiamo come intrusivi hanno
una valenza negativa: consideriamo ad esempio l'esperienza dell'innamoramento,
o di una gioia intensa.
Quelle che definiamo come ossessioni presentano
quattro caratteristiche distintive:
- sono pensieri, impulsi oppure immagini che si presentano costantemente e che sono vissuti come inappropriati, e causano inoltre disagio ed ansia a livello importante;
- non consistono in semplici preoccupazioni inerenti la vita reale della persona;
- il soggetto tenta di ignorare o eliminare questi pensieri, impulsi ed immagini sostituendoli con altri pensieri e/o azioni;
- la persona è consapevole che questi elementi sono prodotti dalla propria mente, e non vengono "imposti" da una fonte esterna (così come sarebbero percepiti nell'esperienza delirante).
Nella maggior parte dei casi le ossessioni prendono la
forma di immagini, spesso sgradevoli o violente, talvolta sacrileghe (dando in
questo caso origine ad una serie di dubbi sulla propria moralità e sul proprio
equilibrio psichico); altre volte non vi è in queste immagini qualche
caratteristica particolare, ma esse risultano ugualmente disturbanti per il
loro sopraggiungere improvviso ed indesiderato. Alcuni esempi fra i molti
possibili:
- pensieri e sensazioni di disgusto riguardanti lo sporco, come il pensiero di poter contrarre una malattia toccando oggetti toccati precedentemente da altri (accompagnati da comportamenti di evitamento e rituali di pulizia),
- pensieri e dubbi di aver danneggiato qualcuno o qualcosa per distrazione o sbadataggine (per es., dubbio di aver investito qualcuno guidando),
- pensieri e paure relativi a ciò che riguarda la morte (ad es., rifiuto di passare davanti ad un cimitero),
- immagini ed impulsi che riguardano il fare del male a qualcuno (aggredendolo, ad es., o spingendolo sui binari del treno...),
- ossessioni riguardanti l'ordine e la simmetria.
Bibliografia:
E.Sanavio (2014), Ossessioni.
Bologna, il Mulino - Farsi un'idea
Nessun commento:
Posta un commento