sabato 3 maggio 2014

I neuroni specchio e la capacità di "sentire" il dolore degli altri



Fa parte della nostra esperienza di ogni giorno il "percepire" dolore quando vediamo qualcun altro che si fa male (per esempio, prendendo una storta e cadendo, o magari sbattendo un gomito su uno spigolo...); ma come è possibile che avvenga tutto questo? Se ne sono occupati recentemente T. Singer ed i suoi collaboratori. Questi hanno costruito un disegno sperimentale dapprima "reclutando" una serie di coppie legate sentimentalmente, ed hanno poi sottoposto ognuna delle donne a risonanza magnetica funzionale (in modo da registrare l'attività cerebrale), mentre nel contempo il partner sedeva accanto allo scanner.

Si davano a questo punto due diverse possibilità: in alcuni casi, una stimolazione dolorosa veniva applicata alla donna, tramite un elettrodo posto a contatto della sua mano destra; in altri, la stessa stimolazione veniva invece applicata all'uomo, la cui mano poteva essere vista dalla compagna tramite uno specchio. La ragazza poteva visualizzare su uno schermo, prima della scossa, delle luci di colore diverso ad indicare chi avrebbe ricevuto la stimolazione: in questo modo è stato possibile rilevare quali fossero le possibili differenze tra l'attività cerebrale legata alla propria esperienza del dolore e quella connessa all'osservazione del dolore provato dall'altro.




I risultati hanno mostrato come, di fatto, vi sia una notevole sovrapposizione tra le aree cerebrali coinvolte nelle due differenti situazioni sperimentali: in entrambe le condizioni, infatti, si è potuta apprezzare un'attivazione dell'insula anteriore e della corteccia cingolata anteriore dorsale. Questi stessi esiti sono stati confermati in seguito da molti altri esperimenti, condotti da diversi studiosi (ad esempio da I. Morrison e collaboratori), e registrando l'attività dei singoli neuroni si è visto come alcuni di essi rispondano selettivamente a stimoli di una determinata natura (calore, oggetti appuntiti, freddo intenso), come alcuni "sparino" quando è il soggetto a ricevere un determinato stimolo doloroso ed altri, invece, lo facciano quando la persona osserva qualcun altro che sperimenta dolore.

Se dunque esistono cellule nervose deputate a rispondere direttamente alla percezione del dolore, ce ne sono altre che paiono essere specializzate nel veicolare l'informazione visiva che informa sullo stato dell'altro, sulla sensazione dolorosa sperimentata dall'altro.

Vi è davvero una notevole similitudine tra questo genere di neuroni ed i neuroni specchio, ovvero quelle cellule che si occupano di trasformare la percezione in azione, in termini di movimento ed obiettivo all'azione stessa: le aree cerebrali che, come abbiamo visto, sono coinvolte nella percezione del dolore trasformano, in questo caso, la percezione in sensazione in termini emotivi. Anche se non possiamo realmente definire questi come "neuroni specchio emotivi", si mantiene invariato il medesimo principio, secondo il quale possiamo comprendere ciò che qualcun altro sta facendo o provando utilizzando la nostra esperienza pregressa: facciamo questo utilizzando non solo i circuiti legati al movimento, ma anche quelli dedicati all'elaborazione delle emozioni.












Bibliografia:
L. Craighero (2010), Neuroni specchio. Bologna, il Mulino - Farsi un'idea


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